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Occupazione in calo, redditi e volume d’affari in picchiata, mercato pubblico dei servizi di ingegneria inaccessibile ai più, flussi migratori verso l’estero in costante aumento. Questi, in sintesi, i principali non esaltanti aspetti che caratterizzano oggi la professione di ingegnere in Italia, con una peculiare accentuazione per le giovani generazioni che si trovano ad affrontare la più grave crisi economica dal secondo dopoguerra in poi. E’ quanto emerge dalla consueta ricerca annuale “Occupazione e remunerazione degli ingegneri in Italia” pubblicata dal Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri.

In passato una laurea in ingegneria garantiva un accesso privilegiato al mondo del lavoro. Oggi i giovani ingegneri condividono con i loro coetanei, seppur in misura significativamente più attenuata, difficoltà e ostacoli sempre più gravi ed evidenti. Il tasso di disoccupazione tra gli ingegneri nel 2013 continua a crescere fino a sfiorare il 6%. Per i giovani laureati raggiunge l'11,5%, lontano dai picchi del 40% registrati mediamente tra i giovani italiani, ma pur sempre al livello più alto da quando si svolgono tali rilevazioni.

La crisi occupazionale colpisce indistintamente, seppur con diversa intensità, tutto il territorio nazionale, da nord a sud. La crisi si ripercuote soprattutto sulle donne e sui giovani: nel 2013 la quota di laureate in ingegneria occupate è scesa sotto il 65% (tra gli uomini è il 73,6%), laddove nel 2012 era pari al 72%. Tra gli under 35 essa si attesta al 58% contro il 65,4% registrato nel 2012.

Il momento negativo trova riscontro anche dalla tipologia di contratto con la quale i giovani ingegneri trovano lavoro: rispetto al 2012 cala infatti vertiginosamente la quota di assunzioni a tempo indeterminato, attestandosi al di sotto del 58%, il valore più basso degli ultimi 13 anni. In aumento, rispetto al passato, la quota di contratti più flessibili: il 25,3% ha un contratto di formazione (nel 2012 era il 23,5%) mentre un ulteriore 25,3% ha un contratto "non standard" (definizione che cela anche forme di lavoro sommerso e irregolare).

Alle crescenti difficoltà a trovare occupazione si associa un inarrestabile calo delle retribuzioni medie. Un laureato in ingegneria che lavora come dipendente percepisce mediamente 1.289€ nette al mese ad un anno dalla laurea. A parità di potere d’acquisto (con dati deflazionati), tale retribuzione si è ridotta di quasi l’11%. Gli ingegneri italiani si confermano, dunque, tra i meno pagati d’Europa, con una differenza delle retribuzioni medie (rispetto a paesi come Germania e Francia) anche del 40%.

Non meraviglia così che un numero sempre crescente di laureati in ingegneria decida di trasferirsi all'estero anche in maniera definitiva. E il dato preoccupante è che tale quota cresce più velocemente tra i neo laureati, segno inequivocabile della persistente incapacità del sistema produttivo italiano di assorbire per intero la “produzione” di laureati in ingegneria delle Università italiane.

Anche l’attività professionale vive una delle sue pagine più difficili. In meno di 5 anni il mercato dei servizi di ingegneria ha perso oltre un quarto del suo valore, passando da oltre 20 miliardi di euro a poco più di 15.  Particolarmente evidente è il crollo degli investimenti per la realizzazione delle opere pubbliche: gli importi posti a base di gara nei bandi per i servizi di ingegneria sono infatti crollati dal miliardo e 200milioni circa del 2009 ai neanche 400milioni di euro del 2014.

“Il nostro rapporto – afferma Luigi Ronsivalle, Presidente del Centro Studi del CNI - si presta ad una lettura apparentemente contraddittoria. In termini assoluti, infatti, i dati confermano un trend negativo, perfettamente in linea con la situazione del Paese che vive una crisi che può considerarsi sistemica. Il fatto che gli ingegneri trovino più facilmente occupazione rispetto ad altre categorie va messo in relazione, come correttamente sottolineato nella ricerca, più con l'opportunità di approfittare di personale intellettuale di competenze elevate e basso costo, facilmente impiegabile nelle più svariate mansioni, che con le effettive necessità di sfruttare appieno la loro preparazione specifica. Ciò a causa della crisi ormai endemica sia della nostra industria che di quella del mondo delle costruzioni, aggravata dalla incapacità della nostra classe dirigente e politica di utilizzare correttamente le sia pur limitate (ma non troppo!) risorse economiche disponibili nell'ambito delle opere pubbliche”.

“In termini relativi, però – prosegue Ronsivalle - gli stessi dati possono essere letti in modo meno pessimistico. Gli ingegneri, infatti, anche grazie a corsi di studio che conferiscono loro elevata flessibilità unita ad una preparazione di base tecnico-scientifica di buon livello, trovano più facilmente impiego rispetto ad altre categorie di laureati”.

“Fra le molte e complesse informazioni fornite dalla ricerca – conclude Ronsivalle - sottolineerei le seguenti: 1) non sono molto considerati titoli accademici post-lauera (dottorati e master), mentre potrebbe essere utile cercare di ottenere una specializzazione post-laurea in quei settori dove le imprese ravvisano una maggiore difficoltà di reperimento di ingegneri; 2) è praticamente indispensabile la conoscenza della lingua inglese e, se possibile di un'altra lingua, sia per non precludersi la possibilità di un'esperienza all'estero, sia perché le imprese italiane che soffrono meno la crisi sono quelle che esportano; 3) sebbene, come sembra, in questo momento le figure ingegneristiche siano sottoutilizzate rispetto alle loro potenzialità, va mantenuto alto il livello di competenza e di professionalità, sia perché gli ingegneri sul mercato, nonostante tutto, sono sempre di più, quindi bisogna essere in grado di competere, sia perché un giovane deve guardare oltre qualunque crisi o contingenza economica e prepararsi sempre a tempi migliori”.

Occupazione e remunerazione degli ingegneri - 2013

 

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