Primo Piano

Il Ministero del Lavoro, attraverso la circolare 19/14, ha interpretato quanto stabilito nel Dm 83473/14, escludendo i dipendenti degli studi professionali dalla Cigd (Cassa integrazione guadagni in deroga). La decisione ha destato non poca sorpresa tra i professionisti italiani e i loro rappresentanti. Anche perché solo pochi giorni prima era arrivata un’apertura da parte dell’Inps che in una sua circolare aveva previsto la possibilità di estendere anche al mondo delle professioni i benefici del fondo di solidarietà residuale.

Sul tema è intervenuto con decisione Armando Zambrano, Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri. “Noi siamo per una profonda revisione delle misure che sostengono quanti perdono il proprio posto di lavoro; il sostegno non deve andare più solo ad una parte delle imprese, ma deve essere esteso a tutti i lavoratori, ed essere accompagnato da politiche attive che ne favoriscano il reinserimento. Nella situazione attuale, però, l’interpretazione che viene dal Ministero del lavoro fornisce l’ennesima conferma di come i professionisti siano trattati in questo paese come ‘figli di un dio minore’. I professionisti affrontano da anni ‘senza rete’ una congiuntura economica che ha portato i loro redditi a contrarsi di oltre il 30%. Inoltre, con la riforma degli ordinamenti professionali, il legislatore ci ha imposto nuovi e gravosi oneri derivanti dall’introduzione dell’obbligo dell’assicurazione professionale e della formazione continua”.

“Come se non bastasse – prosegue Zambrano - i dipendenti che lavorano nei nostri studi (che sono dipendenti uguali a tutti gli altri) sono esclusi dalla circolare interpretativa del Ministero dalle misure di sostegno cui possono accedere tutti gli altri lavoratori. Oltre tutto, questo comporta una disparità di trattamento nello stesso settore dell’ingegneria, in quanto i dipendenti delle società di ingegneria sembrerebbero poter accedere a tali misure mentre quelli degli studi professionali no. Si tratta di una esclusione profondamente ingiusta”.

“Abbiamo richiesto al Ministero del Lavoro – conclude Zambrano - un incontro urgente per sanare un’ingiustizia assolutamente inaccettabile”.

Torna su